Arriva l’anti-Instagram: BeReal, la nuova app social che sta spopolando tra i giovanissimi, lascia ai suoi utenti solo due minuti per scattare una foto e condividerla “di getto”, senza filtri, like o follower. Ogni giorno appare sullo smartphone la notifica “Time to BeReal”, è tempo di BeReal, e da lì parte il timer: 120 secondi per aprire la fotocamera e cliccare, senza pensarci troppo. È possibile scattare contemporaneamente anche un selfie, in una doppia inquadratura che promette una copertura a 360 gradi della nostra vita quotidiana così com’è. Dopo aver scaricato la app, basterà creare un profilo, chiamato “RealMoji”, che altro non è se non un emoji personalizzato e valido come foto profilo per interagire con gli altri utenti.
IL MECCANISMO
BeReal infatti fa a meno del sistema dei follower e consente di interagire solo tramite RealMoji, con i classici “stati d’animo” e faccine tipiche dei social. La app attualmente è disponibile solo in lingua inglese, francese e spagnola, ma può essere scaricata gratuitamente già in moltissimi Paesi, tra cui l’Italia, su sistemi operativi Android e iOs. «I tuoi amici, davvero» è il grido di battaglia adottato dalla nuova piattaforma che mette subito il punto e lascia intendere come i social media e i suoi utenti stiano oggi cambiando radicalmente. Addio quindi agli scatti cristallini di piatti stellati, fisici scultorei immortalati al tramonto e panorami da cartolina? Non necessariamente, ma la guerra tra artefatto e genuino impazza su internet e il futuro lascia aperti scenari tutt’altro che scontati. Al centro della controversia soprattutto filtri e ritocchi che rendono le piattaforme online un’evoluzione (in)naturale di Photoshop, sacrificando la spontaneità per una concezione del corpo umano come brand. Già a febbraio la Advertising Standards Authority (l’organizzazione di autoregolamentazione del settore pubblicitario nel Regno Unito) ha vietato a influencer e grandi marchi di utilizzare i filtri durante la promozione dei prodotti cosmetici. La decisione è stata presa in seguito al successo della campagna #filterdrop, che si poneva lo stesso obiettivo. «È l’occasione per mostrare ai tuoi amici chi sei veramente, una volta tanto», si legge nella pagina di download di BeReal, e la frecciatina a Instagram e a tutta quella sottocultura digitale che vorrebbe la vita come un set cinematografico non è neanche troppo velata. È un attacco diretto alla “Instagram face” così come definita dal New Yorker, che ha brillantemente riassunto in questo slogan tutti quegli standard di bellezza alterata artificialmente che rendono i profili Instagram più popolari virtualmente indistinguibili gli uni dagli altri.
LA CONTRAPPOSIZIONE
A onor del vero sono ormai decenni che testate specialistiche e agenzie pubblicitarie ritoccano le foto delle celebrità per reindirizzare la natura verso un concetto di bellezza standardizzato. Instagram ha solo reso quegli stessi strumenti accessibili a tutti, facendo leva sul concetto di accettazione per fidelizzare i suoi utenti (se non ti omologhi, sei fuori dai giochi). Oggi però sta nascendo un movimento di rifiuto che batte sull’importanza dell’attimo e rinnega con forza la concezione delle foto intese come un “greatest hits” della specie umana. Con #filterdrop è stato scoperchiato il vaso. A febbraio è uscito Dispo, uno dei primi social a vietare categoricamente l’uso di filtri («Sii te stesso, non importa quello che dicono gli altri» è lo slogan) e subito gli ha fatto eco Poparazzi, la app dove il nostro profilo è composto unicamente da foto scattate e pubblicate dagli altri. Con l’arrivo di BeReal viene cementato un trend che, se sostenuto dai numeri, potrebbe cambiare per sempre il nostro modo di intendere i social. © RIPRODUZIONE RISERVATA