In attesa che le grandi scoperte ci aiutino a frenare il degrado del Pianeta, qualcosa possiamo fare. Ne è convinto Alessandro Gassmann, 55 anni, attore e regista, tra i volti più popolari del cinema, del teatro, della tv. Soprattutto, influencer e ambientalista militante che investe tempo, passione ed energie nella difesa della Terra «che abbiamo rovinato e ora abbiamo il dovere di lasciare ai nostri figli e ai nipoti in condizioni più sostenibili», spiega.
Qual è l’azione più urgente?
«Premere sui governi perché dichiarino definitivamente che la difesa dell’ambiente è una questione centrale. Se la Terra è in pericolo, tutto il resto viene dopo. Bisogna innanzitutto rispettare gli accordi di Kyoto sul riscaldamento globale: alcuni Paesi si sono allineati, dimostrando di avere a cuore l’ambiente, ma altri meno».
L’Italia, secondo lei, a quale categoria appartiene?
«Noto con piacere tra le persone una sensibilità crescente che, curiosamente, non trova riscontro in Parlamento. Dovremmo avere un partito verde più importante». In cosa questa sensibilità si manifesta? «Siamo bravissimi, ad esempio, nel praticare la raccolta differenziata. Meno bravi nel metterla a frutto: non abbiamo ancora capito che la gestione dei rifiuti genera energia, lavoro, ricchezza. Se noi italiani crediamo in una causa, ci impegniamo seriamente: basta guardare come stiamo rispettando le regole anti-covid. Anche nella difesa dell’ambiente, ognuno di noi nel suo piccolo può fare la differenza».
E lei cosa fa in concreto?
«Vado molto in bici, guido un’auto ibrida in attesa di passare a quella elettrica, limito al massimo l’uso della plastica. Ovviamente getto la spazzatura differenziata, spengo le luci inutili, evito di sprecare l’acqua e credo nel risparmio energetico. Il Pianeta deve assolutamente rallentare il riscaldamento».
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Quando è diventato ambientalista?
«Lo sono sempre stato. Mia madre (l’attrice francese Juliette Mayiniel, ndr) viene da una famiglia contadina e da piccola viveva in campagna. I nonni mi hanno insegnato a zappare, potare, piantare e già in tenera età ho imparato a rispettare la natura. Diventando padre, questa sensibilità è aumentata».
Perché?
«È scattato in me il senso di responsabilità nei confronti delle generazioni future. Noi vecchi abbiamo creato tanti danni all’ambiente e ora dobbiamo trovare un rimedio. Puntando, ad esempio, sulle energie alternative che ci liberino dalla schiavitù del petrolio. E dando spazio a chi è più giovane e vuole invertire la marcia».
I giovani riusciranno a salvare il mondo?
«Ci stanno già provando, perché sono più sensibilizzati di noi e hanno un ottimo rapporto con le tecnologie. Il successo di Greta Thumberg, grande trascinatrice di masse, dimostra che c’è un enorme terreno sui cui lavorare. Per noi anziani è venuto il momento di fare un passo indietro lasciando alle nuove generazioni il compito di rendere la vita più sostenibile».
Da amante della natura ad ambientalista militante: a cosa si deve la sua trasformazione?
«Tre o quattro anni ho conosciuto Annalisa Corrado, scienziata ed ex eurodeputata: mi ha introdotto al Kyoto Club che promuove la transizione ecologica della società. Mi sono entusiasmato e ho messo la mia notorietà al servizio della causa. Ogni settimana segnaliamo i Green Heroes, cittadini che difendono l’ambiente o imprenditori che investono nell’economia sostenibile: non solo è l’unica strada praticabile, ma porta anche profitti».
La pandemia ci ha insegnato qualcosa sulla difesa dell’ambiente?
«Durante il lockdown abbiamo imparato a rispettare di più la natura. Ci siamo resi conto dei benefici prodotti dall’assenza di inquinamento».
Continua a imbracciare la ramazza per pulire il vicolo del centro storico di Roma in cui abita?
«Ho smesso. Fatica sprecata. La mia strada è diventata una discarica…Quell’iniziativa voleva essere una provocazione e invogliare i romani a recuperare il decoro della città. Oggi che c’è il coprifuoco e i turisti sono assenti, a sporcare siamo proprio noi. Mettiamoci una mano sulla coscienza e cambiamo abitudini. Non abbiamo scuse».