Fa caldo, sempre più caldo, anche se in questa strana primavera 2021, con la bella stagione ancora intermittente, tutto questo potrebbe sembrare un indimostrabile assunto. Ma è un drammatico dato di fatto, ormai, su cui concorda l’intera comunità scientifica: le temperature planetarie si stanno scaldando. Così gli iceberg si sciolgono. L’ultimo l’abbiamo visto “morire” in diretta social e tv – come se fosse uno spettacolo di cui bearsi – a fine aprile: era A68, più grande dell’isola di Cipro, staccatosi dalla piattaforma dell’Antartide Larsen C nel 2017. Così i mari salgono, salgono, salgono. Mettendo in grave pericolo le zone costiere di tutto il mondo: anche l’Italia, con i suoi 7.914 chilometri di territorio a contatto diretto con l’acqua. Che comprendono anche la Puglia, 800 chilometri di litorali già da tempo alle prese, come dimostra la crescente erosione delle sue spiagge e delle sue falesie, con una deriva irreversibile che secondo proiezioni Enea metterà a rischio entro il 2100 oltre 5.600 chilometri quadrati di terraferma e 40 aree costiere in tutta Italia. Nel caso della Puglia, l’area di Lesina, in provincia di Foggia, e il litorale di Taranto: giusto per cominciare.
L’OPERAZIONE
Ma proprio la Puglia, da una città peraltro affacciata sull’Adriatico, offre oggi un contributo alla battaglia contro il Climate Change. Sono dell’italiana “Exprivia” – che opera per il progetto in partnership con Sony – le competenze e le tecnologie avanzatissime che stanno consentendo alle informazioni in arrivo dal satellite Sentinel 6, in orbita da fine dicembre attorno alla Terra, di trasformare le stesse in dati scientifici, utili non solo alle previsioni meteo, ma anche e soprattutto allo studio dei cambiamenti climatici in corso, tra cui appunto l’innalzamento dei mari. Ed Exprivia è un gruppo internazionale specializzato in Information and Communication Technology con sedi in sette Paesi del mondo, ma quartier generale nella città di Molfetta, in provincia di Bari. Sentinel 6 fa parte del programma Copernicus, sviluppato grazie alla cooperazione internazionale di Eumetsat, Esa, Nasa, Noaa, con il supporto del Cnes. Exprivia è stata incaricata da Eumetsat e Copernicus per la fornitura del sottosegmento Payload Data Acquisition and Processing (Pdap), nonché del servizio europeo di Tracking, Telemetry and Command per il controllo della missione. Sentinel 6 riesce infatti ad implementare la precisione e la copertura del monitoraggio dei mari e degli oceani, avviata da precedenti missioni satellitari nel 1993, grazie a una nuova e sofisticata tecnologia di altimetria radar – la più recente sviluppata in Europa – che consente di raccogliere con più accuratezza e su scala globale l’altezza della superficie oceanica.
L’ESPERIENZA
«Sono stati due anni di intenso lavoro per noi, svolto tra l’altro durante il periodo pandemico, cosa che ha complicato non poco le attività di test e di consegna del sistema in Germania», spiega Roberto Medri, responsabile della Digital Factory Defence & Aerospace dell’azienda pugliese. «Abbiamo raggiunto un ottimo risultato, un successo per un’azienda italiana che si sta espandendo in ambito aerospaziale; siamo, inoltre, onorati di offrire il nostro contributo in questa missione che ha l’obiettivo di monitorare il preoccupante innalzamento del livello del mare, per ampliare le conoscenze attuali e consentire di agire per la salvaguardia del pianeta Terra».
LO SCENARIO
I cambiamenti climatici, infatti, “corrono”, anche al di là di ogni più pessimistica previsione degli esperti: negli ultimi anni il livello delle acque si è innalzato in media di 4,8 millimetri all’anno rispetto alle precedenti rilevazioni. Questo anche perché lo scioglimento dei ghiacci di Antartide e Groenlandia – che insieme imprigionano una quantità d’acqua sufficiente a far innalzare il livello globale dei mari di 65 metri – sta avvenendo molto più rapidamente del previsto: siamo in quello che l’Intergovernmental Panel on Climate Change ha definito “lo scenario peggiore”, la previsione più preoccupante per il futuro dei Paesi costieri, molti dei quali potrebbero letteralmente sparire sotto l’acqua come nel caso delle Maldive. Continuando di questo passo, insomma, il progressivo scioglimento dei ghiacci planetari potrebbe far aumentare il livello dei mari di 17 centimetri entro la fine del secolo, esponendo milioni e milioni di persone in tutto il mondo alle drammatiche conseguenze dell’invasione del mare nell’entroterra. Il fenomeno, insomma, è su scala globale e va monitorato con estrema precisione, «anche nelle sue fluttuazioni apparentemente più insignificanti», conclude Medri. Sentinel 6 e la tecnologia made in Puglia aiuteranno la comunità scientifica internazionale a tenerlo d’occhio e – si spera – a trasferire il senso di allarme crescente a chi decide dei destini del pianeta.
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