Nel frinire d’un grillo si può sentire il suono del futuro. Passando accanto alla Nutrinsect, a Montecassiano, a 11 chilometri da Macerata, risuona prepotente quella melodia. È lì, in quell’azienda di biotecnologia, che tre giovani hanno convertito in start up una convinzione: nutrire il mondo con proteine alternative. Si sono mossi da qui. «Con i nostri insetti produciamo farine e ingredienti per il food». I grilli. José Cianni, calabrese d’origine e marchigiano d’adozione, è il nocciolo duro, insieme al fratello Robert e al socio spagnolo Jose Obon Vidal, di questa scommessa. Perché «ricavare nutrienti alternativi e sostenibili non è più solo un business, ma un’esigenza». José-pochi-dubbi, in una tabella, fa passare le sue certezze attraverso la sfida di due hamburger: uno con 100 grammi di manzo, l’altro con 50 di farina di grilli. Entrambi garantiscono 250 calorie e 20-30 grammi di proteine. La differenza arriva sulle frecce che seguono. Indicano che per produrre il primo ci vogliono 15 litri di acqua e 2mila grammi di mangime; per il secondo un quarto di bicchiere d’acqua e 85 grammi di mangime. Partita vinta. Sì, questi curiosi esserini biomeccanici potrebbero riequilibrare le sorti del pianeta.
L’INTERVENTO
La scintilla la fece scoccare sette anni fa il fratello di José, Robert, che in Spagna s’occupava di tutt’altro. Finanza. «Iniziammo a prendere contatti con le università: Navarra, Camerino, Ancona». Con un’idea che pareva un tarlo: «Nel 2050, per l’Onu, la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi». Bocche da sfamare, che gli allevamenti intensivi non riusciranno più a soddisfare. Con l’aggravante che consumano troppo spazio, corrodono le risorse del pianeta e inquinano. I tre resettano la scena e si concentrano sugli insetti, da utilizzare come mangimi, meglio ancora per farne farine alimentari. «Il grillo è buono e molto ricco di proteine. Uno spreco, farne un alimento per il bestiame». Via, si parte. «La prima pietra a Montecassiano l’abbiamo posata lo scorso marzo, in pieno lockdown». Il mondo si fermava di fronte all’irruenza del Covid e loro cercavano la quadra per automatizzare l’autoriproduzione del grillo domestico. «L’esordio fu con una colonia di 50mila di quegli insetti, oggi siamo a un milione a settimana. Ogni femmina depone per dieci, dodici giorni dalle 25 alle 100 uova al dì». La crescita è esponenziale. «In poco spazio, con minime risorse, seguendo il ciclo naturale di quasi due mesi».
ECOSOSTENIBILITA'
Una sintesi ecosostenibile, che presto sarà pasta, barrette energetiche, integratori alimentari. Dall’idea alla messa in pratica, da un milione di euro, in mezzo c’è un mondo. Il sostegno di The Hive, che aiuta i giovani a fare azienda, il mutuo della Bcc di Recanati, la messa sul mercato di parte delle quote societarie, l’incontro con Fondazione Marche. Si cresce e si vince: un bando europeo e uno regionale, che permettono a questo drappello di visionari di espandersi. «Un progetto-pilota per arrivare a un allevamento automatizzato». In attesa che l’Efsa, l’Ente per la sicurezza alimentare europea, dia il via libera, entro l’anno, a produzione e commercializzazione di prodotti a base di insetti, il primo ordine arriva dal Belgio. I mille metri quadri dello stabilimento presto saranno duemila. Accelera, José, fino a immaginare 10mila tonnellate di farina all’anno, 200 dipendenti e il sogno da esportare: un programma chiavi in mano per accompagnare nella riconversione gli allevatori tradizionali. Silenzio. Nel frinire di un grillo si può davvero sentire il suono del futuro che avanza.
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