Barche e automobili, questione di stile, ma anche di condivisione di tecnologia e obiettivi.
Non è infatti un mistero che anche le imbarcazioni a motore si siano incamminate sul terreno della sostenibilità mirando a diminuire i gas serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al 2008. Per questo c’è l’idea che i natanti possano trovare nel mondo dell’automobile una sponda ideale per avviare questo cammino rinverdendo un’antica vicinanza che sta stimolando nuove idee e nuovi modelli di business. L’esempio più fresco è quello di General Motors che, nel momento in cui investe 35 miliardi per il proprio piano di elettrificazione, spende 150 milioni per prendere il 25% di Pure Watercraft, un’azienda di Seattle che produce esclusivamente barche elettriche. L’obiettivo di GM è chiaro ed è analogo a quanto stanno facendo altri costruttori: fare dell’elettrico un fenomeno che abbraccia trasversalmente tutti i mezzi di trasporto creando un ecosistema nel quale i motori, gli inverter, le batterie e i sistemi di ricarica possano essere condivisi e progredire ulteriormente. Scambio tecnologico (ma non azionario) è quello tra BMW e Torqeedo, costruttore tedesco che dal 2005 fa solo barche ibride ed elettriche e che, per alimentarle, sfrutta dal 2017 le batterie della i3. Un’idea simile l’hanno avuta anche a Wolfsburg quando l’anno scorso hanno deciso di dare alla Silent Yacht non solo la batteria, ma anche i motori e gli inverter della piattaforma MEB. All’interno dello stesso gruppo, altri marchi si sono mossi verso il mondo delle barche puntando ad un duplice obiettivo: mettere il loro nome e la loro tecnologia sulle onde del mare. Nel 2015 la Skoda, mentre presentava il concept VisionC che prefigurava l’attuale Superb, presentò anche la VisionSea, un motoscafo che, oltre ad un certa analogia fonetica nel nome, l’aveva anche nel sistema di propulsione formato da un motore a benzina da 180 cv insieme ad un elettrico da 198 kW con la possibilità di percorrere 50 miglia nautiche a emissioni zero, proprio come accade alle automobili ibride plug-in.
ECCO LA PLUG-IN
Identica mossa si appresta a fare la Cupra con il D28 Formentor dei cantieri De Antonio. Il nome è quello del primo modello del marchio sportivo di Seat per uno yacht da 8 metri che per ora monta il 5 cilindri 2.5 da 400 cv della versione VZ5, ma nel corso dell’anno si appresta ad ospitare il sistema di propulsione della versione E-hybrid, ovvero un ibrido plug-in che permette di entrare ed uscire dai porti o navigare sotto costa con il motore elettrico e scatenare la potenza dei pistoni in mare aperto. Punta invece alla navigazione dei fiumi il progetto Seine Alliance che vede Renault fornire la propria tecnologia al Black Swan, un’imbarcazione studiata per romantiche gite sulla Senna, circondati dalla grandiosa magia di Parigi. Guarda invece alle coste dorate della California lo yacht che Elon Musk ha in mente e che ha battezzato Model Y come il nuovo suv di Tesla. Elegante e innovativo nelle forme, se ne parlò nel 2017, ma poi è rimasto nel dimenticatoio. Dotata della propulsione elettrica, la model Y dei mari ha un duplice sistema di ricarica della batteria: i pannelli solari o il moto delle onde durante la navigazione. Se Musk si decidesse a farlo, tra un nuovo modello di Tesla e un missile di SpaceX, metterebbe la sua firma su terra, cielo e mare. Approccio quasi bipolare nei confronti dell’acqua lo ha avuto la Jaguar che nel 2012 ha fornito con la Speedboat Concept un esempio di elegante motoscafo mentre nel 2019 ha dato la sua zampata con il Vector Racing V20E, un motoscafo spinto dal motore per le monoposto di Formula E e capace di toccare sull’acqua quasi 142 km/h, abbastanza per battere il record mondiale per uno scafo alimentato a batteria. Approccio duplice alle imbarcazioni si registra da parte di Mercedes. Da un parte la partnership di immagine tra AMG e la Cigarette Racing Team, dall’altro il lusso della Arrows460 Marine, uno yacht di grandi dimensioni dal design raffinato e dotato di tecnologie simili a quelle che troviamo sulle vetture della Stella. Storico il legame che unisce Volvo a Volvo Penta la quale ha allo studio diverse soluzioni ibride ed elettriche per i propri celebri motori da imbarcazione.
MANGIA MICROPLASTICHE
Anche le giapponesi Suzuki, Honda e Yamaha operano storicamente su terra e su mare ma, al momento, solo quest’ultima ha in listino una gamma di piccoli motori elettrici mentre Suzuki pensa a tutelare l’ambiente dotando i propri fuoribordo con un sistema capace di catturare le microplastiche nel mare. Si muove su due fronti invece il gruppo Toyota. Da un lato, c’è l’esaltazione del lusso con il Lexus LY650, uno yacht realizzato dai cantieri Marquis. Dall’altro c’è lo sviluppo delle fuel cell a idrogeno con le quali ha equipaggiato dapprima il catamarano Energy Observer, che naviga da 8 anni sfruttando solo l’energia del vento e del sole, e ha ora pronti moduli derivati da quelli che equipaggiano la Mirai per motorizzare qualsiasi tipo di natante. A questo proposito, la casa di Nagoya ha già un accordo con la Yanmar con la quale sta anche sperimentando il suo storico cavallo di battaglia: l’ibrido. Chi condivide con le Tre Ellissi la visione dell’idrogeno in mare è la Hyundai che fa parte di un gruppo che costruisce anche grandi navi da trasporto e ha già un accordo con la connazionale Vinnsen per piccole imbarcazioni. I vantaggi dell’idrogeno sono gli stessi dei mezzi di terra e persino superiori: oltre alla velocità nel rifornimento, c’è la possibilità di trasformare anche durante la navigazione lo stesso elemento sui cui si naviga – l’acqua – sfruttando fonti di energia rinnovabili ugualmente abbondanti in mare come il sole e il vento. Ma sono molti i marchi automobilistici che potrebbero rivolgere di nuovo lo sguardo verso il mare.
FEELING ANTICO
Nel passato lo hanno fatto anche Alfa Romeo e Lancia, per non parlare di Lamborghini, che da decenni vince nelle gare offshore, e persino di Ferrari che nel 1952 mise il nome e il V12 a doppio compressore da 600 cv che aveva vinto il Campionato di Formula 1 sull’Arno XI, un idroplano capace di raggiungere sul lago di Iseo quasi 243 km/h e stabilire il record ancora imbattuto per imbarcazioni con peso fino a 800 kg. Henri Ford per una delle sue barche fece ancora meglio e nel 1923 penso di mettere sul suo Evangeline, splendido motoscafo in legno dal look automobilistico, un V12 Capital Liberty di origine aeronautica da oltre 12 litri di cilindrata. Ford se lo godeva sui grandi laghi che bagnano lo stato del Michigan. Ma erano decisamente altri tempi.