L'auto, una riserva di energia: il veicolo come una batteria a quattro ruote anche per la casa

La svolta energetica vive sul fiorire delle fonti rinnovabili che garantiranno un domani molto più sostenibile. Per tutti. Ma il profondo cambiamento del sistema non si ferma certo qui. La rivoluzione coinvolgerà numerose altre parti della filiera energetica perché, grazie al progresso tecnologico, consentirà di utilizzare al meglio la rete di distribuzione dell’elettricità. Un network che sarà in grado di convogliare e di mettere in circolo energia proveniente da un numero molto più elevato di sorgenti e di accumulatori. Un canale di distribuzione più snello, ma nello stesso tempo capace di gestire meglio i picchi di consumo anche nei periodi in cui l’eolico o il solare (le due principali rinnovabili) non sono in condizione di produrre, o almeno lo sono a “potenza ridotta”. Tutto ciò si baserà sul “dialogo”. Gli edifici, anche le abitazioni, non saranno più solo consumatori, ma si trasformeranno anche in produttori. E i veicoli elettrici offriranno le loro potenti batterie per immagazzinare la forza carbon free.

SCAMBIO DI DATI

La utilizzeranno per muoversi ma, quella in eccesso, la renderanno di nuovo disponibile nei momenti più opportuni. Ebbene, le due entità dovranno parlarsi, scambiarsi dati e informazioni per arrivare e rendere possibile lo “scambio di energia”. Uno scenario finora sconosciuto. Con questo inedito approccio perderanno importanza le “grandi centrali” di produzione perché le fonti saranno polverizzate e, magari, sarà direttamente chi la utilizza a generare energia. Ecco quindi che cambieranno le sorgenti (non più fossili ad esaurimento, ma sole e vento che in natura non hanno fine), ma sarà stravolto anche il processo produttivo rispetto a come eravamo abituati a pensarlo. Insomma, a parità di consumo, l’esigenza di energia alla fonte (in ogni caso non inquinante) sarà fortemente ridotta. E le reti potranno alleggerirsi, evitando il rischio di blackout. Già esistono sistemi chiusi, tutti fatti in casa. Uno schema che Tesla ha inserito fra le sue armi iniziali, al pari di una rete di colonnine pubbliche dedicate (spesso gratuite…) e a ricarica rapida. Estremizzando, se si mettono d’accordo, già con le “conoscenze” attuali l’abitazione e l’auto potrebbero essere autosufficienti dal punto di vista della produzione e della gestione dell’energia che può servire per tutti i bisogni. Un’energia ecologica. Lo schema, magari, è più alla portata di una casa “autonoma”, magari con giardino, e non di un appartamento. Con dei pannelli solari di ultima generazione, integrati in modo da non avere impatto estetico, si produce l’energia necessaria che viene immagazzinata in un accumulatore dell’abitazione. Per non esagerare con le dimensioni, entra in aiuto la vettura che già viene definita una batteria a quattro ruote.

Facendo il pieno anche all’auto con una capacità di un centinaio di kWh si può avere a disposizione una quantità di energia più che sufficiente per alcuni giorni, anche se il vento non soffia e il sole si nasconde dietro le nuvole. Tanto la riserva di energia nella batteria dell’auto si può tranquillamente utilizzare. Se non bisogna affrontare lunghi viaggi, infatti, quella contenuta nel serbatoio è esuberante e disponibile in quanto la vettura percorre quotidianamente qualche decina di chilometri ed ha un’autonomia di diverse centinaia. Questo è lo schema base, il sogno alla portata di diventare autosufficienti e non prelevare dalla rete alcun kW di energia (a pagamento). Ma i protagonisti del settore stanno studiando forme diverse e più sofisticate che dovranno consentire di non mandare persa neanche una goccia di energia. Grazie alle fonti rinnovabili, il panorama sarà diverso e il gran numero di veicoli elettrici in circolazione entro pochi anni modificherà possibilità e necessità. Nascerà un nuovo business per accaparrarsi l’elettricità, molto promettente, e attirerà newco che sono alternative ai classici colossi di energia. E poi ci sono i costruttori automobilistici interessati alle spese dei loro clienti e anche le ex compagnie petrolifere che hanno ben chiaro come gli affari legati agli idrocarburi andranno lentamente a scemare e dovranno essere sostituiti. In ogni caso, su una società decarbonizzata sono d’accordo tutti. Solo in Europa nel prossimo decennio verranno investiti quasi 100 miliardi per installare la rete di colonnine per le auto e rifornire di energia i milioni di veicoli sulle strade. Un’opportunità che prima non c’era e che molti vogliono prendersene una parte. Gli automobilisti vorranno i servizi e, oltre ad esigere un punto di rifornimento accessibile, pretenderanno un contratto di ricarica unico ad un prezzo molto conveniente.

LA JOHAN CRUIJFF ARENA

La sinergia bene immobile bene mobile diventerà via via più stretta e il passo successivo già esiste e si chiama V2G (vehicle to grid). L’auto elettrica, oltre a scambiarsi energia con la propria casa, potrà farlo direttamente con la rete pubblica con speciali colonnine che sono in grado di cedere energia nei due sensi (uscita e entrata dalla rete) e di quantificarne il valore che potrà variare in base a fattori diversi (prima di tutto le fasce orarie). Questa tecnologia già esiste, deve solo essere implementata e resa disponibile su larga scala. I primi a pensarci sono stati i giapponesi e in particolare la Nissan. Carlos Ghosn, bisogna riconoscerlo, aveva intuito prima di tutti che stava scoppiando la rivoluzione zero emission e che l’auto, con la velocità della luce, sarebbe diventata carbon free. E la casa giapponese era in questo campo la punta di diamante dell’invidiata Alleanza con Renault. Non usa il V2G (almeno per ora) ma la Johan Cruijff Arena di Amsterdam ha un impianto di illuminazione che produce energia mettendola anche a disposizione per la città e la immagazzina in 150 batterie della Leaf impiegate nella loro seconda vita. Il più grande impianto V2G? E’ in Italia, a Mirafiori, è in fase di espansione sotto le cure di Fca, Terna e Engie Eps, e il prossimo anno sarà abilitato per dialogare con 700 vetture (500e).

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