L'intelligenza artificiale entra nelle aule di giustizia

Non sarà come a Pechino, con un software-giudice che decide sulla sorte degli imputati, ma anche l’Italia ha avviato l’applicazione dell’intelligenza artificiale al pianeta Giustizia.

I fondi del Pnrr serviranno anche a questo e saranno impiegati per smaltire l’arretrato degli uffici giudiziari, puntando a ottimizzare efficienza e produttività. Del resto l’Europa lo chiede da tempo. Un obiettivo che nel piano del ministro Marta Cartabia passa dalla creazione dell’ufficio per il processo e dalla sperimentazione di modelli di intelligenza artificiale, per accelerare le procedure. Sono 57 gli Atenei italiani che hanno aderito al bando di via Arenula, presentando progetti “Per la diffusione dell’Ufficio per il processo e l’implementazione di modelli operativi innovativi negli uffici giudiziari per lo smaltimento dell’arretrato”. Il finanziamento è di 51 milioni e 700mila euro e riguarda sei macro aree territoriali, con 15 Atenei coinvolti. Nei diciotto mesi entro i quali il lavoro dovrà essere concluso, a impegnarsi nella sfida saranno decine di docenti e ricercatori per ciascuna università, oltre a numerosi assegnisti e borsisti.

IL DIALOGO

 Il primo passaggio, fondamentale, è il confronto tra il mondo accademico e le Corti d’Appello, con la ricerca legata a obiettivi concreti. Per questo già, dalla fase progettuale di questo autunno, è stato avviato il dialogo tra le Università e i presidenti delle Corti d’appello, per individuare i problemi che devono essere risolti, grazie anche alle buone pratiche, già adottate da Daniela Piana, docente di Scienza politica, solida colonna del progetto. E nei diversi distretti, sono stati indicati i Tribunali dove le nuove procedure verranno applicate in via sperimentale. A spiegare in cosa consistano esattamente i progetti è Monica Palmirani, docente di Informatica giuridica nel dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università Alma Mater di Bologna, diretto da Michele Caianiello. «Penso che, al di là dello sviluppo dei progetti dice Palmirani – il valore aggiunto di questa azione Pon (programma operativo nazionale, ndr) sia proprio quello di creare una rete di attori al servizio degli uffici giudiziari territoriali. Creando un network stabile – premette la docente – si realizza un tessuto di competenze che consente un trasferimento di conoscenze continuo, non solo tra Atenei, con una ricaduta su tutto il sistema giustizia. Sarà cura dei progetti infatti coinvolgere anche l’Avvocatura, che è uno degli attori principali del pianeta giustizia. Stiamo lavorando per risolvere problemi concreti che possano trovare poi una solidità nel lungo periodo».

BANCA DATI

 «Il primo punto – spiega Palmirani – è fornire tecnologie di annotazione semantica dei documenti e dei dati, per consentire più facilmente agli uffici di prendere decisioni. Un sistema unico che possa fare dialogare, per esempio, diversi attori usando lo stesso formato documentale. Esiste già uno standard internazionale utilizzato all’estero, che, tra l’altro, abbiamo creato proprio noi in Italia (LegalDocML – Akoma Ntoso) ed è stato adottato dalle istituzioni Europee. Si tratta di un formato XML semantico, che consente di creare una banca dati delle sentenze in formato elaborabile dai calcolatori, favorendo ricerche sofisticate, e le premesse metodologiche corrette per ogni ulteriore applicazione di intelligenza artificiale».

ORGANIZZAZIONE LAVORO

 Un altro importante obiettivo che dovrebbe vedere la luce riguarda la creazione di un prototipo che sia in grado di prevedere la complessità dei fascicoli e monitorarne l’andamento mediante una dashboard visuale. «Una sorta di diagnostica intelligente dei fascicoli – spiega ancora Palmirani – che sarà utile a chi dirige un ufficio giudiziario per organizzare al meglio il lavoro e distribuirlo». In sintesi, si fornirà uno strumento visuale dei dati con l’obiettivo di semplificare il flusso documentale e favorire le decisioni.

ACCORPAMENTI

Il terzo obiettivo prevede la creazione di un prototipo che sia in grado di classificare casi simili, semplici e ricorrenti, per creare correlazioni e individuare tendenze, per effettuare previsioni su orientamenti giurisprudenziali. «Ovviamente il programma può riguardare soltanto casi semplici, ma sarà importante per supportare il lavoro sia dei giudici che delle cancellerie, che potranno fruttare al meglio i molti archivi in loro possesso in maniera più agevole».

AUTOMATIZZAZIONE

A Bologna, in collaborazione con il Pon del Nord-Ovest, si lavora anche su un progetto di standardizzazione della redazione degli atti. Una procedura che dovrebbe riguardare sentenze e provvedimenti dei Tribunali, in modo che successivamente possano essere riconosciuti dalle macchine. «L’automatizzazione e la standardizzazione dei documenti consentiranno alle macchine di processarli e di utilizzarli per effettuare classificazioni tematiche e agevolare le applicazioni di ricerca semantica. Il tempo non è tantissimo – conclude Palmirani – credo che su questo fronte riusciremo solo a realizzare dei prototipi. Ovviamente, entro diciotto mesi, dovremo anche fornire al ministero i parametri sulle performance degli uffici». 

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