I giapponesi vanno pazzi per gli umanoidi e quello nipponico è il paese dove si testano modelli dagli usi più disparati, alcuni dei quali saranno protagonisti dei Giochi Olimpici in programma la prossima estate a Tokyo. Premesso che il mercato dei robot industriali utilizzati a livello produttivo sfiora nel paese i 10 miliardi di dollari, tra le strade della capitale e le strutture che ospiteranno le gare ci sarà una continua sfilata di automi, guidati dall’intelligenza artificiale per supportare gli spettatori e per velocizzare le operazioni all’interno dei campi di gara. Da anni parte integrante nella quotidianità di famiglie, aziende e anziani (il Giappone ha la popolazione con la più alta percentuale di over 65 al mondo), i robot sono considerati un elemento capace di migliorare la vita delle persone, per questo la rassegna olimpica è stata l’occasione per creare Tokyo 2020 Robot Project, un’iniziativa promossa dal governo centrale, dal municipio capitale e da due colossi nipponici come Toyota e Panasonic, con l’obiettivo di sviluppare modelli in grado di automatizzare parecchie attività e fornire assistenza ai disabili. Due dei più promettenti sono The Human Support Robot e Delivery Support Robot (le cui sigle sono HSR e DSR), accomunati nel design e dalla possibilità di sopportare carichi voluminosi ma differenti per le finalità perseguite: la mansione principale del primo è guidare gli spettatori ai propri posti e consegnare loro le bevande prenotate tramite i tablet collegati ai seggiolini, mentre il secondo è l’addetto al trasporto degli oggetti e alla raccolta dei rifiuti. Per essere efficaci in ambienti affollati sfruttano un sistema per la rilevazione degli ostacoli, che aggirano evitando al contempo collisioni con le altre persone.
A prendersi la scena sul campo, invece, sarà il Field Support Robot (evidente che sulla scelta dei nomi si potrebbe fare meglio), che nell’ottica contagio Covid-19 ridurrà la presenza degli addetti alle operazioni di recupero oggetti e preparazione della gara: toccherà a lui riprendere il disco o il giavellotto dopo i lanci degli atleti, come pure portare la palla al centro del campo per il calcio di inizio delle sfide di rugby a sette. Azioni che il robot esegue toccando la velocità massima di 20 km/h e grazie alla telecamera e ai sensori integrati per il calcolo della distanza e dell’angolo degli ostacoli, per effetto dei quali è in grado di mappare il terreno e selezionare il percorso migliore per spostarsi da un punto all’altro del campo. Dettaglio importante per evitare incomprensioni o potenziali incidenti è il ricorso a una luce fissata nella parte superiore del robot, che si illumina con colori diversi indicando la modalità d’uso tra il movimento, il blocco e la fase di analisi del tragitto.
TELE-PRESENZA
Per i milioni di appassionati costretti a godersi lo spettacolo dei Giochi da casa (per via delle restrizioni che limitano la presenza nelle strutture al solo pubblico nipponico) c’è invece T-TR1, robot di tele-presenza sviluppato dal Toyota Research Institute negli Stati Uniti, con una telecamera a 360 gradi piazzata in cima e un display quasi a grandezza naturale per proiettare le immagini degli utenti sui luoghi degli eventi, così da regalare un’esperienza virtuale a cinque cerchi. Che in Giappone va comunque oltre le Olimpiadi: «I robot stanno iniziando ad essere utilizzati nei ristoranti, alcuni posizionano i piatti ordinati sui vassoi e li portano in tavola, altri preparano le pietanze, senza dimenticare quelli in uso nei magazzini e nelle case», spiega il dottor Hirohisa Hirukawa, a capo del Tokyo 2020 Robot Project, secondo cui siamo è già iniziata «l’era dei robot di servizio».