Il lancio di Twitter Blue apre diversi interrogativi circa il futuro dei social media. Interviene a fare chiarezza Fausto Colombo, docente di Teoria e tecniche dei media e direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo presso l’università Cattolica di Milano.
Perché Twitter ha deciso di mantenere la pubblicità anche nella versione premium?
«È un tentativo di passare a un modello misto di finanziamento e valutare poi la risposta degli utenti. Twitter è un social molto particolare, per molti versi simile a un’agenzia di stampa, e ha un pubblico più selezionato e sofisticato. Ora la vera scommessa di Twitter sarà capire quali sono i contenuti per cui vale davvero la pena pagare».
Pagheremo i social per essere profilati dalle aziende?
«In realtà noi già paghiamo con i nostri dati personali, aprendo account che rimangono proprietà dei social. Negli ultimi anni è aumentata sia la produzione di contenuti social, sia l’esigenza di non essere profilati dalle aziende, quindi la richiesta di anonimato».
Non è un controsenso?
«Noi utenti siamo pieni di controsensi. Se ci chiedono: “Vuoi essere profilato?”, ovviamente rispondiamo no. Se dobbiamo accedere ad un contenuto e il patto per accedervi è che dobbiamo essere profilati, allora lo accettiamo. Ti cedo un pezzo della mia privacy, ma guadagno dei servizi che mi piacciono. Sta crescendo però anche la sensibilità degli utenti: si comincia a capire come funzionano le piattaforme, anche se con ritardo perché la tecnologia è velocissima».
Che scenari apre Blue?
«Sta iniziando una fase di diversificazione dell’offerta. Alcuni accetteranno di continuare a cedere i propri dati in funzione della gratuità, mentre altri saranno disposti a pagare per avere contenuti più qualificati. Twitter sta esplorando un sistema diverso, e adesso può davvero succedere di tutto».