Una start-up che nasce in un garage della Silicon Valley è una storia che abbiamo già sentito, così come il detto per cui le mele non cadono mai lontano dall’albero. Stavolta però non ci troviamo a Santa Clara, ma a Foster City e uno dei protagonisti è Jesse Levinson, figlio di quell’Arthur D. che siede sulla poltrona di ceo di Apple. Se il sangue non è acqua, la Zoox ha un grande futuro e lo crede anche Jeff Bezos che poco meno di un anno fa ha rilevato per 1,2 miliardi di dollari l’azienda che Jesse e Tim Kentley-Klay hanno fondato nel 2014 per costruire un’auto a guida autonoma di livello 5 il cui nome derivasse da zooxanthellae, un’alga unicellulare che vive in simbiosi con altri organismi ed è in grado di operare la fotosintesi clorofilliana. Jesse e Tim avevano sin dall’inizio l’idea di come la volevano e fu nel giardino di casa che iniziarono ad immaginarla mettendo due poltrone di fronte ad altre due. La loro auto a guida autonoma avrebbe avuto un abitacolo fatto proprio così: come lo scompartimento di un treno, con una porta scorrevole per lato, e non avrebbe avuto né volante né pedali. Nel 2015 il primo prototipo esce dal garage di un ex stazione dei vigili del fuoco, l’anno dopo arriva il primo schizzo del mezzo che ha fatto innamorare Bezos.
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Trattasi di un ovetto lungo 3,63 metri, dunque meno di una Fiat Panda, e capace di sterzare dentro un quadrato da 8,6 metri di lato. Come si chiama? Al momento non ha un nome, ma un palindromo sarebbe l’ideale per un mezzo che è simmetrico nel corpo, nello scheletro e nello spirito. Basti dire che “Senza nome” raggiunge 120 km/h marciando in entrambe le direzioni e le sospensioni indipendenti McPherson e i freni a disco autoventilanti sono identici per tutte e 4 le ruote. Identico è anche il sistema sterzante per ogni assale, spinto da un motore elettrico di pari potenza alimentato ciascuno da un pacco batterie la cui capacità complessiva è di 133 kWh, abbastanza per funzionare ininterrottamente per 16 ore. A collegarle c’è solo il caricatore che permette di rifornire “Senza nome” semplicemente posizionandosi su una piastra a induzione.
SICUREZZA SIMMETRICA
Anche la sicurezza è simmetrica ed è assicurata da airbag che si aprono a collare dai bordi superiori degli schienali per assicurare la massima protezione in entrambe le direzioni di marcia. Ma la differenza la fanno l’hardware e il software che Zoox ha progettato in casa e permettono di viaggiare senza intervento umano, anche se, per il momento, solo in zone circoscritte. “Senza Nome” è dotata di telecamere, radar e lidar che leggono la scena circostante a 360 gradi per un raggio di 150 metri. I dati arrivano al cervello della vettura che li confronta con quelli provenienti dai sensori di posizione e con le mappe tridimensionali ad alta definizione realizzando la cosiddetta “fusione”, necessaria al software per marciare e manovrare in sicurezza avvisando i pedoni con segnali luminosi e sonori. Nel caso il sistema abbia il minimo dubbio, un operatore può intervenire in remoto. L’auto di Zoox non ha un nome, ma potrebbe averlo nel 2022, quando sarà impiegata come robotaxi in un servizio MaaS (Mobility as a Service) utilizzando una app che – manco a dirlo – sarà basata su Alexa. Prenotare una corsa sarà facile come avviare un brano o farsi arrivare un pacco e dentro non ci troveremo uno smartphone, un paio di scarpe o un libro, ma la libertà di spedirci dove vogliamo.
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